Domenica mattina. La sveglia suona presto, alle 7:00.
Alle 8:00 ci mettiamo in macchina verso Bergamo. Laura è alla guida.
Sembra abbastanza tranquilla e la macchina incomincia a macinare chilometri.
In un'oretta siamo a Bergamo, ma perdiamo qualche minuto alla ricerca della Casa Madre dove dovevamo incontrare Suor Ornella, muovendoci tra anguste stradine e i ricordi annebbiati di Laura.
Alla fine un'illuminazione, ritroviamo la giusta direzione e arriviamo alla Casa Madre, dove già ci aspettavano fuori dal cancello.
Suor Ornella ci accoglie in un piccolo salotto, e ci offre la colazione.
Dopo le presentazioni e i convenevoli di rito mi rivolge immediatamente la parola. Dice che gli avevano comunicato il mio desiderio di conoscere l'Africa e coglie l'occasione per conoscere le mie motivazioni. Proprio quello che avevo già cercato di capire.
Cosa mi spinge a compiere questo viaggio? Cosa mi aspetto dall'Africa?
La risposta è semplice: un punto di vista in più. Nonostante la mia formazione (ancora in cantiere) in campo medico, quello che vorrei trovare è il confronto con un mondo e una società diversi. Non voglio "fare" il medico in Malawi. Non ne sono ancora in grado e non potrei nemmeno. Voglio imparare a mettermi in discussione. Voglio crescere prima di tutto come persona, umanamente. Voglio annullarmi e ricostriurmi, recuperare il giusto valore della vita intesa nella sua semplicità ed essenza. Voglio mettere in dubbio le mie certezze.
Come mi ripeto da parecchio tempo l'Africa mi darà molto di più rispetto a quello che potrò dargli io. Questo viaggio servirà prima di tutto a me stesso, per maturare uno spirito critico soggettivo che farà la differenza nella mia vita. E' questo che cerco nell'Africa. Niente di più.
Suor Ornella annuisce, capisce le mie motivazioni e spiega la situazione medico-sanitaria in Malawi. Parla della formazione della classe medica, delle terribili malattie, dei farmaci che non arrivano. Parla di un sistema che non funziona: "Chi lavora come infermiere con serietà è stremato. C'è assuefazione dalla fatica, dal dolore, dalla morte."
E' una donna saggia, pacata. Scandisce le parole con grande calma e ci parla delle numerose peripezie che giorno per giorno lei e le altre sorelle affrontano. Lo fa con il sorriso sulle labbra, raccontandoci di aneddoti divertenti come solo chi affida la sua vita nella mani del Signore può fare, perchè un imprevisto non è mai un problema ma una nuova sfida.
Ci parla anche del futuro smantellamento della missione di Nankwhali e del trasferimento della Casa Missionaria a Monkey Bay, dove si dovrà costruire una nuova Missione. Un grande progetto, che sarà accompagnato da un ingente sforzo economico.
Io e Laura ci guardiamo. Luluza Malawi, il nostro piccolo progetto, poteva avere finalmente uno scopo preciso. Quella nuova missione, quella nuova Casa, quel progetto era anche il nostro.
Chiediamo a Suor Ornella di poter prendere parte al finanziamento. Ci impegniamo a trovare i soldi per poter costruire la sala di accoglienza della Casa Missionaria, senza però montarci la testa. Faremo solo quello che potremo, sia esso 10, 50 o 100.
Anche Suor Ornella è entusiasta. Ci mostra le foto che ha portato dal Malawi. Scatti di una vita che sembra lontanissima dalla realtà alla quale siamo abituati. Ritraggono i festeggiamenti per la festa della fondatrice Santa Gertrude e la processione della reliquia. Momenti di condivisione e completa comunione tra quelle comunità e la Missione. Tra l'Africa e la Missione, fatta di uomini e donne che hanno donato la loro vita a quella gente, a quella terra, a quel progetto.
In men che non si dica termina il tempo a nostra disposizione e ancora con queste immagini nella nostra mente ci separiamo da Suor Ornella. Ritorniamo a casa, pronti per mettere in moto il nostro progetto. Ormai non ci ferma più nessuno, la nostra sfida è finalmente iniziata.
In bocca al lupo Luluza!
Gia
Alle 8:00 ci mettiamo in macchina verso Bergamo. Laura è alla guida.
Sembra abbastanza tranquilla e la macchina incomincia a macinare chilometri.
In un'oretta siamo a Bergamo, ma perdiamo qualche minuto alla ricerca della Casa Madre dove dovevamo incontrare Suor Ornella, muovendoci tra anguste stradine e i ricordi annebbiati di Laura.
Alla fine un'illuminazione, ritroviamo la giusta direzione e arriviamo alla Casa Madre, dove già ci aspettavano fuori dal cancello.
Suor Ornella ci accoglie in un piccolo salotto, e ci offre la colazione.
Dopo le presentazioni e i convenevoli di rito mi rivolge immediatamente la parola. Dice che gli avevano comunicato il mio desiderio di conoscere l'Africa e coglie l'occasione per conoscere le mie motivazioni. Proprio quello che avevo già cercato di capire.
Cosa mi spinge a compiere questo viaggio? Cosa mi aspetto dall'Africa?
La risposta è semplice: un punto di vista in più. Nonostante la mia formazione (ancora in cantiere) in campo medico, quello che vorrei trovare è il confronto con un mondo e una società diversi. Non voglio "fare" il medico in Malawi. Non ne sono ancora in grado e non potrei nemmeno. Voglio imparare a mettermi in discussione. Voglio crescere prima di tutto come persona, umanamente. Voglio annullarmi e ricostriurmi, recuperare il giusto valore della vita intesa nella sua semplicità ed essenza. Voglio mettere in dubbio le mie certezze.
Come mi ripeto da parecchio tempo l'Africa mi darà molto di più rispetto a quello che potrò dargli io. Questo viaggio servirà prima di tutto a me stesso, per maturare uno spirito critico soggettivo che farà la differenza nella mia vita. E' questo che cerco nell'Africa. Niente di più.
Suor Ornella annuisce, capisce le mie motivazioni e spiega la situazione medico-sanitaria in Malawi. Parla della formazione della classe medica, delle terribili malattie, dei farmaci che non arrivano. Parla di un sistema che non funziona: "Chi lavora come infermiere con serietà è stremato. C'è assuefazione dalla fatica, dal dolore, dalla morte."
E' una donna saggia, pacata. Scandisce le parole con grande calma e ci parla delle numerose peripezie che giorno per giorno lei e le altre sorelle affrontano. Lo fa con il sorriso sulle labbra, raccontandoci di aneddoti divertenti come solo chi affida la sua vita nella mani del Signore può fare, perchè un imprevisto non è mai un problema ma una nuova sfida.
Ci parla anche del futuro smantellamento della missione di Nankwhali e del trasferimento della Casa Missionaria a Monkey Bay, dove si dovrà costruire una nuova Missione. Un grande progetto, che sarà accompagnato da un ingente sforzo economico.
Io e Laura ci guardiamo. Luluza Malawi, il nostro piccolo progetto, poteva avere finalmente uno scopo preciso. Quella nuova missione, quella nuova Casa, quel progetto era anche il nostro.
Chiediamo a Suor Ornella di poter prendere parte al finanziamento. Ci impegniamo a trovare i soldi per poter costruire la sala di accoglienza della Casa Missionaria, senza però montarci la testa. Faremo solo quello che potremo, sia esso 10, 50 o 100.
Anche Suor Ornella è entusiasta. Ci mostra le foto che ha portato dal Malawi. Scatti di una vita che sembra lontanissima dalla realtà alla quale siamo abituati. Ritraggono i festeggiamenti per la festa della fondatrice Santa Gertrude e la processione della reliquia. Momenti di condivisione e completa comunione tra quelle comunità e la Missione. Tra l'Africa e la Missione, fatta di uomini e donne che hanno donato la loro vita a quella gente, a quella terra, a quel progetto.
In men che non si dica termina il tempo a nostra disposizione e ancora con queste immagini nella nostra mente ci separiamo da Suor Ornella. Ritorniamo a casa, pronti per mettere in moto il nostro progetto. Ormai non ci ferma più nessuno, la nostra sfida è finalmente iniziata.
In bocca al lupo Luluza!
Gia