Chi siamo


Ciao, siamo Giacomo e Laura, due ragazzi che vivono a Senna Comasco, in provincia di Como.


A luglio il "nostro" aereo partirà per il Malawi, per un'esperienza missionaria presso le suore Sacramentine.
Per Giacomo è la prima esperienza, per Laura invece, sarebbe la quarta volta ...

Non vogliamo andar giù a mani vuote, e non vogliamo nemmeno andare "da soli": vivere un'esperienza del genere senza poterla condividere con i nostri amici non avrebbe senso.


Ecco perchè questo blog.
Ecco perchè l'idea del progetto Luluza Malawi... Buon viaggio, insieme a noi....

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Che tempo fa a Monkey Bay

lunedì 7 gennaio 2013

Diario, Malawi 2011. Cap. 4

Tre giorni prima di partire, riceviamo una strana mail da Suor Ornella. Senza spiegarci i motivi, o comunque sorvolando su molti dettagli, ci chiedeva di confermare il nostro volo e ci avvisava che per alcuni problemi che erano sorti in Malawi avrebbe forse tardato nel venirci a prendere. Avrebbe infatti dovuto aggirare la città di Lilongwe, senza passare dal centro, per evitare le rivolte e i tumulti. Tumulti? Quali tumulti mi chiedo… Così cerco su internet notizie riguardanti il Malawi. Non pensavo che avrei trovato notizie di rivolte popolari contro il presidente di allora. Leggo di un Malawi che non conoscevo. Leggo di gente affamata, portata allo stremo e pronta alla rivolta, di uomini al potere che decidono di costruire porti fluviali per avere uno sbocco diretto sul mare. Leggo di quella Africa che purtroppo è quotidianità in tutto il continente, ma che il Malawi mi aveva dato la speranza di non essere mai. C’era stata infatti una rivolta a Mzuzu e Lilongwe. C’erano stati dei morti e molti feriti. C’erano stati degli arrestati. Non sapevo cosa fare. Non avevo paura delle rivolte, ma avevo paura di trovare un paese cambiato in peggio. Girò così l’email a Giacomo e gli chiedo cosa ne pensa, se ha paura. Ci guardiamo in faccia e decidiamo di partire comunque. Il volo era già prenotato e forse per entusiasmo, per eccitazione, forse per pazzia, decidiamo comunque di rischiare. Ma decidiamo anche di non dire niente a nessuno, né ai nostri amici, né ai nostri genitori. Io soprattutto avevo aspettato 9 anni prima di tornare, e non volevo che nessun’altro, né nient’altro, s’intromettesse in questa cosa. Si sa che quando si decide una cosa, quando si vuole una cosa, non c’è nulla al mondo che ti faccia desistere. Ti può crollare tutto addosso, oppure ti può crollare il mondo sotto, ma se il tuo desiderio è così forte, e saldo, e sano, niente ti può impedire di riuscirci. Così partiamo, e decidiamo di prendere il treno Malpensa Express per andare in aeroporto. Volevamo fare tutto da soli. E ancora ricordo quel momento stranissimo in cui sento vibrare il telefono nella tasca dei pantaloni. Sapevo che non era uno dei tanti amici che ci salutava. Era la Farnesina, che tramite uno di quei messaggi pre compilati ci chiedeva di confermare il volo o la nostra presenza in Malawi, e ci consigliava di rimanere in luoghi sicuri, di non trovarci in mezzo ai conflitti. “Va beh… oramai è fatta”, pensavo. Quando siamo atterrati in Malawi avevamo tutto questo in mente. Le rivolte, forse ci immaginavamo bagni di sangue. Ma una volta che il portellone dell’aereo si è aperto ho ritrovato quello che 9 anni prima avevo lasciato. L’odore di legna bruciata è forse quello più intenso. Non mi ha mai lasciato dal primo momento che ho visto l’Africa. L’odore del fuoco nei villaggi, dei fuochi accesi a bordo strada nei mercati. Volano di chilometri e chilometri, rimangono sospesi nell’aria per ore e ore. Così come il profumo acre della terra. Durante la stagione delle piogge è un profumo quasi dolciastro, ma pesante, nella stagione secca, è acre e leggera. Senti l’eucalipto, senti l’acacia. Il mio Malawi è un ricordo di profumi, odori e di rumori. Il suono dei mercati, della musica alla radio, o del tam tam dei tamburi nei villaggi, delle biciclette che corrono da una strada all’altra, del ticchettio dei maniscalchi o degli operai, del clacson dei minibus che attendono non proprio pazientemente i viaggiatori. E poi ricordi quel suono magnifico delle onde del lago, che s’infrangono sulla spiaggia… E le senti a distanza di metri…100, 200… E senti le aquile, alte nel cielo, gli uccelli che anche di notte non ti fanno dormire. E tutto questo, così semplice, ti riempie la vita. Ecco cosa mi ha travolto appena l’aereo è atterrato.